sabato 24 ottobre 2009

Ricetta furba: i tartufini al cioccolato

La mania del riciclo dell'Economa domestica comprende anche la cucina. Nel mio piano "Proust 2009" ho inziato a cercare ricette della mia infanzia, arrivando ad un elemento ben preciso del vassoio delle pastarelle domenicali: il tartufo al cioccolato.
Una comune leggenda metropolitana diceva che fosse fatto con gli avanzi di tutte le altre pastarelle, e il suo sapore caratteristico era dato proprio da tale mèlange. Ora, a parte che per digerire un tartufo al cioccolato ci vuole uno stomaco d'acciaio temprato, va detto che la leggenda è parzialmente vera (è fatto con i ritagli delle frolle, delle sfoglie ecc. ecc. ).

Dopo una breve ricerca, ho trovato questa ricetta e, complici un pomeriggio freddo e degli avanzi di biscotti, ho fatto una prova.

Essendo una prova, ho fatto qualcosa che MAI si dovrebbe osare in pasticceria: ho usato l'occhiometro, aggiungendo un po'di cacao a tre biscotti tritati, e legando con del miele "a occhio" (non avevo marmellata aperta in casa). Il miele purtroppo viene coperto dal cacao e quindi per aromatizzare ho messo un po'di marsala.

Non avendo potuto far riposare il dolce (tutti i biscotti e/o mignon dovrebbero "assestare" i sapori), l'aroma non era sviluppato al massimo, ma, per quanto ho potuto capire con gli assaggi, è un'eccellente soluzione per "far fuori" qualsiasi rimasuglio di pane, biscotti e fette biscottate si abbia in casa. Approvato!


Quindi per legare si può usare la marmellata passata (qui si va a gusti), il miele, uno sciroppo densetto di acqua e zucchero (non uso albume crudo, che è il più neutro di tutti, perché non mi fido a mangiarlo). Si può aggiungere essenza di vaniglia, rum, marsala o cognac. Usate un buon cacao, magari a tostatura olandese, esalta tutti i sapori; fate riposare al fresco, poi passate le palline nel cacao o nelle codette (non fate palline troppo grandi, diciamo tipo una noce). Al primo assaggio tornerete alle belle domeniche con il vassoio dei dolci e alla lotta per il tartufo.

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