Anche perché lo stare al passo con i Russo/Rossi aveva come caratteristica l'autonutrimento. La macchina si comperava al concessionario locale, il concessionario comperava la pelliccia al negozio della cittadina, la pellicciaia si ingioiellava in centro, il gioielliere si vestiva dall'amico, e tutti o quasi questi prodotti erano frutto di industrie della zona. Quando un granello si è inserito nell'ingranaggio (la crisi, la concorrenza di prodotti più competitivi e a prezzi migliori, il commercio via internet...), per un certo tempo è andato avanti per inerzia, poi si è bloccato di colpo, crollando come il classico castello di carte. Se notate, stanno chiudendo agenzie di lavoro interinale, agenzie immobiliari, gioiellerie e negozi di vestiti e telefonia (il telefonino ultimo grido sfoggiato dall'erede quindicenne...). I SUV vanno ancora in giro come ultimo tentativo di far vedere che tutto va bene, madama la marchesa, ma magari la banca ha già chiamato per i conti inevasi, le finanziarie non danno più credito e gli ordini sono bloccati. Ecco perché il lusso ancora non è crollato, ma una nota casa di mode italiana ha chiuso i negozi in Giappone (dove questa mentalità è ubiquitaria) e un'altra ha messo i tornelli agli uffici di Milano.
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