Come si può uscire da questo girone infernale? All'americana, come al solito. Se si leggono dei blog, viene la pelle d'oca: una persona vive negli uffici della sua ditta per pagare i debiti di speculazioni borsisitiche sbagliate, altri hanno ridotto le spese al minimo per uscire da una situazione debitoria dovuta proprio allo stare al passo con i Jones, altri fanno 4 lavori per pagare le rate della carta di credito ed uscire dal tunnel. Vedete un fattore comune in queste storie? Già, perché vi ho parlato di conti, rate, mutui e cambiali italiane, e di debiti statunitensi. Le banche italiane hanno retto la crisi proprio perché, come si dice, prestano i soldi solamente a chi li ha già; negli Usa i prestiti e le carte di credito erano date “sulla fiducia” (ma poi i soldi li rivogliono eccome). Dato che le garanzie che davano le nostre vittime in un modo o nell'altro sono oramai svalutate (il mercato immobiliare è drogato da un eccesso di cemento e gli stipendi sono spesso già “partiti” per buona parte in rate), le banche non prestano più. In un'intervista tempo fa un'economista (donna) ha centrato uno dei punti di debolezza dell'economia italiana nella mentalità del “mattone”: i genitori comperano per i figli case nel luogo in cui vivono, magari dando un anticipo e poi sobbarcandoli di un mutuo. Questo non solo impedisce al figlio di cercare casa in un altro luogo, dove, magari, si deve trasferire per lavoro, ma lo lascia con un capitale immobile e non spendibile (ora come ora, la roba non dà soldi, ma i soldi danno sempre la roba).
In America l'opinione pubblica ha molto insistito sull'importanza di pagare i propri debiti come punto focale per uscire dalla crisi; in Italia ci sono ancora dei presunti furbi che ritengono di poter scampare indenni a tasse, contributi previdenziali e debiti con finanziarie. Non si illudessero: le banche dati pubbliche oramai sono incrociate e sono più efficaci degli 007 a trovare indebiti, le banche e le finanziarie oramai hanno escluso da tutti i crediti i professionisti della furbizia e, come il cinese sul fiume, attendono che passino.
Da Verona, con Dolcezza
5 anni fa
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