mercoledì 4 gennaio 2012

Il concetto di cucina furba: riflessioni e polemica

Nei commenti alle lasagne furbe al radicchio di Benedetta Parodi Fiordicactus ha chiesto una definizione di cucina furba.

Ora, se Proust con una madeleine ci ha scritto la Recherche, io con la cucina furba ci scriverò un post abbastanza complesso (si fa quel che si può in base alle proprie capacità intellettuali).

Stamattina sono arrivata ad una definizione che spero vi piaccia (il mio prof di fisica al liceo era fissato con le definizioni ed aveva ragione, se impari a memoria la definizione alla fine capisci anche il concetto).

Dicesi "Cucina furba" quella che è medio proporzionale tra "Il talismano della felicità" e i "Quattro salti in padella".

Spiegazione: il "Talismano" è un gran bel libro di cucina, su questo non ci piove.

Però è nato nel 1929 e come tale, seppur modificato negli anni, è concepito per un modello femminile che è sparito diciamo... a metà degli anni ottanta? Il modello della donna che cucina e "Fa servire in tavola", cioè della piccolo-medio borghese padrona di casa che ha la "serva", ma non il cuoco era quello della brava madre di famiglia del Ventennio, poi della moglie esemplare da reclame del dado anni sessanta e settanta, corredata dal filo di perle.

I "Quattro salti in padella" sono quella cosa molto utile che staziona in frigo in attesa di una catastrofe nucleare e/o di un avvenimento che impedisca a tutti gli abitanti dell'abitazione di mettersi ai fornelli.

La cucina furba invece è quella che comprende le preparazioni veloci, semplici e che possono essere composte sia da ingredienti freschi che conservati o semilavorati e comportino un dispendio di tempo, energia e mezzi compatibile con gli impegni di persone che lavorano.

In Italia è stata sdoganata solamente di recente: quando Benedetta Parodi ha iniziato con la rubrica "Cotto e Mangiato" nel 2009 nessuno avrebbe immaginato che il successo sarebbe stato così incredibile e fulmineo. Si parla di roba come tre milioni di libri venduti e rubriche web cliccatissime.

La Parodi nei suoi libri parla spesso di ricette che ha appreso negli USA: chiunque frequenti il foodweb (quella cosa dove scrivono i foodblogger seri) sa che le ricette statunitensi sono spessissimo "furbe", proprio perché, a parte l'abitudine molto più diffusa che da noi dei pasti fuori casa, i ritmi di vita e lavoro esaltano questo tipo di concezione del cibo. Idem con patate per i cuochi di stampo inglese noti in Italia più per i reality (tipo lui) che per i libri di ricette (lui e, soprattutto, lei che in Italia è quasi ignota, ma nei paesi di lingua inglese è una semi divinità).

Ma qual è la chiave del successo della cucina furba e, soprattutto, perché ci sono persone che la criticano? Il seguito al prossimo post!


7 commenti:

  1. Aspetto il seguito.
    Per intanto dico che la Parodi fornisce idee utili (non mi sogno di guardare il programma o comprare i suoi libri) ma da qui a chiamarla cucina ce ne corre

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  2. Grazie della risposta, chiara ed esauriente . . . adesso ho capito tutto! :-)

    Praticamente, faccio cucina stile "anni '50" quando preparo la pizza partendo dalla farina, olio, acqua e lievito, mischiati insieme almeno un ora prima, faccio cucina "furba" quando arrivo a casa con la "palla" di pasta lievitata comprata al supermercato e preparo la pizza in quattro e quattr'otto! :-)

    I quattro salti, mai . . . al loro posto, pane e olio!

    I cuochi inglesi citati, sono gli idoli della FigliaGrande, oggi la verdo, me li farò spiegare. :-)))

    Ciao, Fior

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  3. Ottima analisi, e la cucina furba diventa pure seria, di questo passo :-))))

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  4. Molto interessante, però qualche precisazione:

    - quoto Viv: chiamare la Parodi cuoca (e non per l'uso dei semilavorati, ma per l'assoluta implausibilità della maggior parte dei suoi accostamenti)

    - il Talismano della felicità è una enciclopedia. Come tale ha tutto, compresa una vasta quantità di ricette da meno di mezz'ora!

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  5. beh...che dire...amo la Parodi xche'della cucina furba e di cio' che ama ne ha fatto un piacevole e ben remunerato (immagino) lavoro...pur non avendo qualifiche...quindi la sua cucina furba va vista su piu' aspetti...indubbiamente x quel che mi rigurda e' un' ottima fonte di idee...cio' che fa lei riesce sicuramente sempre e a tutti...anche a chi lavora 10 ore al giorno fuori casa...
    ...il talismano e' spettacolare...altro pianeta...altri termini...e' una sorta di bibbia della cucina...ma non tutto riesce...a una non cuoca perlomeno...amo leggerlo e consultarlo ma non seguirlo alla lettera...la praticita' indubbiamente va alla parodi...alla sua trasmissione a pure ai suoi libri...e perche' no...alla cucina furba...

    ps: ottimo post complimenti!

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  6. Devo dire che concordo con te, d'altra parte lavorando fuori casa spesso si usano surgelati o semilavorati (ad es, per cena ho preparato una torta salata con pasta brisè già stesa e verdure grigliate e surgelate) .
    Per quanto riguarda i cuochi che citi ogni tanto guardo le loro trasmissioni ma Jamie Oliver lo trovo abbastanza...troppo prezzemolo, troppo pasticciato. Stesso discorso per Nigella ma da lei ogni tanto rubo, per esempio i pancakes con la farina già pronta nel barattolone

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  7. Mia nonna - classe 1901 - aveva imparato a cucinare con l'Artusi e da qualche parte in cantina o soffitta dovreì avere ancora la sua copia. A parte la pesantezza di quelle ricette, mi ricordo che le melanzane venivano chiamate petonciani, chissà se il verduriere di oggi me li venderebbe? La Parodi sta facendo cucinare anche me..... tanto per :-p
    Elisa

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