domenica 1 aprile 2012

Lettura interessante e corollario

Ieri dal blogroll del mio amichetto Kermitilrospo (vi consiglio vivamente anche la lettura del suo blog narrazione del Camino Ingles) sono arrivata ad un articolo del blog Kein Pfush.

Premetto che sono perfettamente d'accordo con quanto affermato con l'autore nel post e nei commenti, quindi volevo semplicemente chiosare con un piccolo corollario.

Negli ultimi anni, molti start up italici, soprattutto commerciali, sono stati finanziati non dalle banche ma.... dalla banca personale di noi italiani, cioé i risparmi di genitori, parenti e affini. Al momento della pensione, parecchi cittadini hanno investito il loro TFR (o liquidazione, o quei soldi che vi danno al momento di andare in ferie per molto tempo) per comperare o avviare un'attività per i figli ancora senza un mestiere. Altri genitori, più giovani, hanno fatto cessioni del quinto (i nostri genitori con busta paga hanno generalmente più accesso al credito rispetto alle nuove generazioni) e prestiti per aiutare i discendenti e gli affini. Altri hanno fatto ambo, impegnando TFR e facendo la cessione del Quinto sulla pensione.


Sapendo che nei centri storici è in corso la cessione del cerino acceso da parte di vecchie volpi del commercio che cedono attività e locali commerciali in crisi a persone inesperte facendosi profumatamente pagare per la cessione e per i mesi di affitto in anticipo, secondo voi qual è la durata media di tante attività di start up tipo quella della panetteria descritta da Uriel Fanelli?

Quindi che fine sta facendo parte del risparmio degli Italiani?

2 commenti:

  1. grazie della citazione, non ce n'era bisogno dato cheil blog di uriel è tra i più seguiti e tra i miei preferiti quando tratta di argomenti "non troppo tecnici" XD

    ...tra le varie molti "soldi cinesi" dalle mie parti vanno a finire di comprare alcune attività (tipo bar o altro) senza futuro ma tant'è anch'io mi ritrovo molto d'accordo con l'analisi di fanelli

    RispondiElimina
  2. Infatti alcuni genitori al paesello (se sapessero che chiamo la amena cittadina paesello mi si mangerebbero viviv) hanno investito la loro liquidazionie pingue perchè l'azienda era stata generosa con loro, hanno comprato una attività commerciale ai figli/e e poi è finita che si sono rimessi a lavorare anche loro mentre i figli/e fanno altro. E non è che queste attività sguazzino nell'oro perchè la crisi morde per tutti.
    Io resto affascinata dalle librerie :-)
    Elisa

    RispondiElimina