domenica 30 ottobre 2011

... e adesso?

Qualche tempo fa, sul bel blog dell'Idraulico in delirio, ho avuto una rivelazione. Come capita spesso (in un botta e risposta di commenti ad un post il cui argomento non era inerente a quello di cui di solito tratto), qualcuno (grazie, Gabor_) ha dato il "La" ad una riflessione.

Riporto il commento per comodità

Lo sto leggendo tutto d'un fiato anche per compiacere il mio ego col trovare artifici che applico già con successo evidenziati da altri.

Purtroppo la mia palestra è mangiare e divertirmi con 50€/settimana, chi ha detto che l'università è una palestra per la vita aveva pienamente ragione ma ha dimenticato di specificare che le vere lezioni si tengono dalle 13 alle 23 e non dalle 9 alle 13 in aula.

Mi sono sentita un verme. Già, perché per casi strani della vita (dei quali il principale è l'esser nata in una zona "fortunata" riguardo al lavoro e l'istruzione), mi sono ritrovata ad affrontare la gestione di una casa "mia" ad un'età veneranda, con una certa sicurezza economica, con un Radioamatore tuttofare e con un bel po'di esperienza in ambiente protetto (leggi il paterno ostello).

Insomma, mi è mancata tutta la fase "di esperimento", quella che di solito si fa durante l'età universitaria, ed in cui, come diceva Gabor_ si campa con 50 euro a settimana.

Quando parlammo del Superstudente Risparmioso Denis (chissà che fine ha fatto?) un po'l'argomento lo abbiamo sfiorato, ma mi rendo conto che la dura palestra universitaria è un argomento clou (per esempio nei blog americani di finanza personale se ne discute tantissimo).

Insomma, volevo i vostri commenti sul momento in cui, soli o in compagnia, avete chiuso la porta di una casa non vostra e vi siete detti:"E adesso?".


Mi sono allora messa in moto. Ed ho trovato cose interessanti anche per noi "vecchietti"....

1 commento:

  1. semplice ed essenziale (oltre che con un bel misto di fortuna). sono andata via di casa a 19 anni. ho vinto un concorso in un posto che mi pagava TUTTO a patto che fossi brava (molto brava) e rispettassi voti, corsi e tempi. In quei quattro anni in cui lo stato mi pagava tutto ho lavorato sempre e ho messo da parte per quando fossero finiti. Finiti i quattro anni ho vissuto di quei risparmietti (molto cibo a mensa, grandi quantità di patate e tonno in scatola, le solite cose) e ho continuato i miei lavori (traduzioni, redazioni, corsi di aggiornamento nelle scuole per conto della mia università etc). Ho vinto il dottorato, e ho risparmiato sempre un tot della borsa e almeno metà di tutte le borse extra all'estero che vincevo. Nel frattempo ho avuto sia il posto a scuola sia il contratto all'università (e ho sperperato, finalmente, il primo stipendio fisso in shopping!). And there we are.

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