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I mercati dei contadini, pro e contro
Ho iniziato i post sulla spesa "vegetale" mettendo l'accento sulla stagionalità con una ragione precisa: solamente conoscendo bene quando frutta e verdura sono di stagione si può organizzare con criterio una spesa ecosostenibile e, soprattutto, gustosostenibile.Economicamente, infatti, le piccole colture sono meno redditizie ed il rapporto carburante-concime impiegati/resa è meno favorevole di quello delle colture industriali. Se poi pretendiamo di comperare dai contadini i pomodori a dicembre, penso proprio che ben ci starà se ci facciamo mollare dei pomodori di serra a 10 euro al chilo.Allora quali sono i pro e quali sono i contro di questo tipo di acquisto?Iniziamo dai contro (eh, lo so, sono nata bastian contrario).- I prodotti potrebbero essere un po'più cari di quelli in offerta al supermercato.
- I prodotti potrebbero non essere esteticamente perfetti.
- Gli standard igienici e di conservazione potrebbero essere molto bassi.
Qui devo aprire una precisazione: negli ultimi tempi, in piena smania di ritorno alla terra, si è fatta molta pubblicità ai distributori di latte crudo. Per carità, porteranno ai produttori dei guadagni decenti, e non la vergognosa cifra che ricevono vendendo il latte ai grossisti, ma è giustificatissimo l'avviso che è stato posto per legge di bollire il latte. Soprattutto per bambini e anziani, le infezioni da latte crudo possono essere letali e il gioco non vale la candela. Il pro dei distributori? Alcune catene di supermercati hanno iniziato a vendere il latte fresco a marchio proprio a 85 centesimi al litro. Stesso discorso per le uova; le uova del contadino sono ad alto rischio salmonella. Non utilizzatele MAI crude (per majonesi o tiramisù) e lavatele se possibile con acqua e detersivo. Non lasciatele "sciolte" in frigorifero, ma in un recipiente coperto di pellicola; lavate il recipiente con acqua caldissima e detersivo dopo l'uso. Lavate sempre le mani dopo aver maneggiato queste uova. Passiamo finalmente ai pro.- Tutela di prodotti che altrimenti rischierebbero l'estinzione, poiché poco redditizi da produrre (particolari specie di frutta e verdura, ad esempio)
- Maggior guadagno per i produttori (i grossisti li pagano una miseria e la terra, cari miei, è veramente bassa)
- Possibilità di visitare i luoghi di produzione (ricordo ancora l'emozione del moroso al mercato contadino di Ferrara, quando gli hanno fatto vedere per la prima volta un'arnia da vicino!).
- Gusto favoloso (ah, il parmigiano preso a Parma! Con regolare fattura del produttore!)
- Minore inquinamento da trasporto.
Su questo argomento saranno molto graditi commenti e critiche. A voi!!!
Ciao, mi chiamo Valentina.
RispondiEliminaSono capitata per caso nel tuo blog e leggendo questo post sono rimasta un pò basita...
Hai perfettamente ragione sul fatto che bisogna osservare qualche precauzione in più per i prodotti acquistati direttamente dai contadini, ma che non bisogna MAI mangiare le uova crude mi lascia molto perplessa...
Io sono nata e vivo in campagna e sono cresciuta a latte di mucca (che mia madre la sera faceva giustamente bollire)e uova di un "vero" pollaio...sì sì, quelle uova che dici tu, sicuramente piene di batteri pericolosissimi sulla superficie esterna, ma vogliamo mettere il colore e il gusto e, soprattutto, la genuinità del prodotto??
Io le uova non le ho MAI lavate, non le ho MAI messe in contenitori chiusi da pellicola e le ho SPESSO mangiate crude...non mi sono mai ammalata! Anzi, durante la settimana, quando abito a Torino, sia io che le mie coinquiline ci portiamo le uova (assieme ad ortaggi, frutta, ecc..) dalla "campagna" e l'unica volta che ho fatto il tiramisù con le uova comprate al supermercato, sono rimasta colpita dal "pallore" del tuorlo e dal fatto che l'albume sembrava "annacquato"!
Ovviamente non è un attacco nei tuoi confronti o di coloro che acquistano i prodotti al supermercato, ci mancherebbe!
Solo che leggendo, mi è venuto in mente un discorso di una mia compagna di università, la quale sosteneva che i cibi dei fastfood siano i più controllati in assoluto, vengono seguite ferree norme igieniche e vengono sottoposti a controlli frequentissimi...sarà anche vero, ma allora la genuinità, le proprietà nutritive, il sapore, che fine hanno fatto?
I prodotti saranno anche più "puliti" e "luccicanti" all'esterno, ma è "l' interno" che conta...un pò come nelle persone...
Scusami per questa mia intromissione, ma ne sentivo fortemente il bisogno!
Valentina
Buongiorno, Valentina, per prima cosa ti devo dire che la tua compagna di università, igienicamente parlando, ha ragione. Aggiungo, ovviamente, che il sapore al 99% non è il massimo.
RispondiEliminaSul discorso proprietà nutritive: quelle di un prodotto bio e quelle di un prodotto identico non bio sono uguali. Va valutato solamente se ci sia stato un uso dannoso di pesticidi o altri prodotti conservanti. E'meglio un buon "chimico" che un cattivo bio (patate alla solanina, verdure concimate con letame contaminato con salmonella...).
Il problema è che sotto l'egida della "genuinità" non si deve coprire la mancanza di igiene e di controlli, che è uno dei tasti dolenti della piccola produzione. Dato che tra le mie conoscenze ci sono persone che si sono beccate la salmonella dalle uova delle proprie galline e la brucellosi dal latte non pastorizzato, il discorso igiene sta al primo posto. Te lo dice una che viene da generazioni di lavoratori della terra, e che tutte le "zozzate" che si facevano e si fanno le conosce bene. Quindi se una persona rischia a mangiare le sue uova crude, non deve assolutamente far correre lo stesso rischio alle persone a cui le vende o le regala. Un tiramisù fatto in casa anni fa mandò all'ospedale gli alunni di un'intera scuola elementare: ovvio che se un mio figlio fosse stato tra questi, la cuoca pasticciona e chi aveva permesso tale rischio avrebbero passato tutti i guai del mondo.
Quindi massimo rispetto per i piccoli produttori, ma solamente se anche loro rispettano la legge.