mercoledì 30 settembre 2009

Petronilla, o, se preferite, Amalia Moretti Foggia

Uno dei più graziosi libri che abbia mai letto e riletto è "Mille lire al mese. Vita quotidiana nell'Italia fascista" di Gianfranco Vené. Purtroppo è stato pubblicato nel 1988 ed è di difficile reperibilità (assieme ai successivi "Coprifuoco" e "Vola colomba", che trattano della guerra civile in Italia e del boom economico), ma è una lettura consigliata a chiunque voglia capire un po'come vivevano i nostri nonni ottanta anni fa.

Grazie a questo libro ho conosciuto una signora di tanti anni fa, Amalia Moretti Foggia, i cui scritti sono una delle più preziose testimonianze sulla cucina e sui modi delle casalinghe degli anni venti e trenta. I suoi articoli apparivano sulla Domenica del Corriere e sono stati poi raccolti in alcuni volumi (ne ho acquistati alcuni sui siti di aste on line). Ma di cosa scriveva Amalia Moretti Foggia?

Bhé, era un po'schizofrenica nelle sue attività. Premetto che non le ho ancora messo il titolo che le spettava, dottoressa Amalia Moretti Foggia, perché la nostra casa scrittrice fu una delle prime donne in Italia a laurearsi in medicina e a lavorare sulle ambulanze di Milano. Una delle sue personalità letterarie era il dottor Amal, che dispensava consigli medici (mai e poi mai le lettrici avrebbero accettato una donna medico!). La seconda è di nostro interesse: Petronilla, la maga del focolare, uno stile letterario brillante ed inconfondibile.

A differenza di Ada Boni, la donna del "fate servire in tavola"(inno della vera e propria borghesia, che poteva permettersi la domestica, ma non la cuoca), Petronilla si rivolge alle piccoloborghesi, con consigli anche di galateo spicciolo per la servetta che diveniva domestica la domenica. Recupereremo qualcuna delle sue ricette, non solo per provarle, ma anche per riscoprire il suo delizioso stile.

martedì 29 settembre 2009

Il nostro amico compost

9Nei due precedenti post sul metodo dello square foot gardening abbiamo insistito molto sul concetto dell'arricchimento del terreno, tramite concime organico e compost.
Ho quindi deciso di scrivere questo post per mettere un po'di punti fermi sull'argomento compost, che, se ben gestito, è un'eccezionale fonte di nutrimento per il terreno.

Il compost, alla fine del processo aerobico di disgregazione batterica e maturazione, si presenta come un terriccio profumato di bosco, ricco di sostanze nutritive. Ma che cosa è il compost? E'appunto il prodotto di un processo di decomposizione di sostanze biologiche. Si ottiene mettendo a maturare scarti di cucina e scarti di giardino in un ambiente ricco di ossigeno ed umidità. Esistono le apposite compostiere da giardino o si possono costruire in casa: è l'evoluzione della vecchia fossa di decomposizione dei contadini, ma modernizzata quel tanto da evitare la dispersione delle sostanze nutritive nel terreno.

Da buona bastian contraria metto subito una cosa in chiaro: il compost è pericoloso. Può essere veicolo di gravi infezioni polmonari batteriche, quindi maneggiatelo con cura, muniti di mascherina e guanti. Lavate sempre le mani quando avete a che fare con il compost!!!

Ora passiamo agli ingredienti per un buon compost; il primo è un bel posto soleggiato (serve molto sole), poi una compostiera (industriale o costruita), poi gli scarti. Vanno bene:

  • Scarti del giardino (foglie, legno sminuzzato....)
  • Scarti di cucina (pochi scarti animali, di solito)
  • Fondi di tè e caffè
  • Gusci d'uova (importanti per il calcio)
  • Carta non stampata e non patinata
  • Cartone

Ogni tanto il mucchione andrà voltato per l'ossigenazione (basilare) e umidificato (ma non troppo). Il buon compost matura dopo 4/6 mesi, diventando terriccio (il terriccio che comperiamo viene dal compostaggio industriale). Inoltre, alcuni comuni applicano uno sconto sulla TARSU a chi composta parte dei rifiuti (si riducono i rifiuti del 30/40 %).

Allora, guanti, mascherina e compostiera, pronti per la nuova avventura?

lunedì 28 settembre 2009

E anche in Italia si parla finalmente del consumatore consapevole!

Pare che una nuova figura sia apparsa nell'universo italico: il consumatore consapevole o critico.

Io dico: finalmente!

In Italia non è mai esistita questa figura, di chiaro stampo americano o anglosassone. Il consumatore è sempre stato molto passivo, anche perché anni di mancanza di concorrenza in tutti i settori (benzina, alimentari, farmacie....), la scarsa diffusione della grande distribuzione e dei discount e una mentalità un po'perversa (tipico dei paesi: compro solo roba costosa per fare vedere che posso permettermela, anche se poi devo pagare a sofferenza) hanno fatto in modo che chi smercia abbia sempre avuto buon gioco su chi compera.

Ora no: siamo diventati come gli americani, cioè se dobbiamo spendere un euro, possiamo e dobbiamo spenderlo per il servizio, il prezzo, il negozio che più ci convince.

Abbiamo internet, ci informiamo sulle offerte, spulciamo si siti di aste on line, negli outlet, all'estero. Il risultato è che finalmente i prezzi si sono abbassati in alcuni campi, tra cui i prodotti di marca, che per di più ci inondano di concorsi.
Speriamo solo che, passato lo spavento della crisi, non torni tutto come prima!

domenica 27 settembre 2009

Caro, cosa facciamo stasera?

Ieri stavo leggendo un articolo, per la precisione questo. Riassuntone: il pigiama è uno dei pochi capi di abbigliamento di cui siano aumentate le vendite durante questo periodo di crisi. La ragione è che si sta di più a casa, un po'per depressione, un po'perché si tenta di risparmiare sulle uscite.

Allora ho inizato a ragionare: perché stare in casa è sinonimo di depressione e/o noia? Eppure esistono metodi furbi per divertirsi a casa, in due o in compagnia.
La rubrica dell'economa di oggi é: casa, dolce casa, ovvero come passare una piacevole serata (o pomeriggio, o mattinata) con gli amici, poche spese e tanto divertimento.

Sempre dal libro di Kath Kelly ho preso un'ideuzza niente male: il club del libro! In UK è molto diffuso: si tratta di proporre la lettura di un libro, di solito un classico, ad una cerchia di amici, e poi riunirsi per parlarne assieme. Se si propone un libro che si trova facilmente (nella nostra libreria o in biblioteca) la spesa è nulla, la serata che ne deriva sicuramente interessante. Ho riscoperto così dopo tanti anni "I promessi sposi".

Simile è il fantastico cineclub casalingo: un dvd, una tv e un salotto accogliente creano l'atmosfera giusta per una serie di serate piacevoli. Consiglio le serie di film, su tutte la trilogia del dollaro di Sergio Leone (visto il primo, diventano una droga), Amici Miei (Opera Omnia), Fantozzi (fino al quarto compreso), e qualche vecchio film di guerra ("Vincitori e Vinti", "Il giorno più lungo"...). Si sconsiglia la Corazzata Potemkin, ma è gradito il dibattito.

Se invece siete appassionati di litigi e zuffe, non posso che consigliarvi i giochi di società: ho visto coppie solidissime separarsi dopo partite perse a Monopoli. Il Trivial può causare un conflitto mondiale. Quindi vanno benissimo, a patto che non si giochi a coppie (nel senso, le coppie nella vita non dovrebbero MAI fa coppia al gioco).
Contorno di queste attività? Bibite, patatine, crostate fatte in casa, biscotti fatti in casa, infusi, tisane, latte caldo e cioccolata calda. Alcool solo se non si deve guidare.
E che serate escono fuori, ragazze/i!

sabato 26 settembre 2009

Pranzo da ufficio, le verdure grigliate ripiene.

Mai lasciare i propri genitori da soli in un mercatino di prodotti tipici. Torneranno a casa con qualche strano attrezzo locale per la cucina o per la pulizia della casa.
I miei hanno raccattato una sera una padella antiaderente tipo testo romagnolo, ma più evoluta e consistente di due padelle componibili (sono ad incastro, una può fungere da coperchio per l'altra).
A differenza di tanti altri prodotti da fiera, però, l'infernale attrezzo ha iniziato da subito a dare buona prova, anche perché l'antiaderente è funzionante e l'alluminio di base spesso.
Tra le varie ricette provate (dalla focaccia croccante cotta sul fornello al galbanino alla piastra, che ha messo in bilico la mia dieta), ne condivido una che ha dato ottima prova di conservabilità e trasportabilità, nonché eccellente a temperatura ambiente. Non è indispensabile avere la superpadella, basta munirsi di una padella di buona qualità con una bella antiaderenza.

Verdure alla piastra ripiene.

Pomodori o zucchine
Pangrattato
Aglio
Prezzemolo
Olio EVO
Sale q.b.

Tritare il prezzemolo e l'aglio, impastarli con il pangrattato e l'olio. Lavare bene le verdure, tagliarle a metà e svuotarle dalla parte contenente i semi. Le zucchine possono anche essere tagliate a striscioline per lungo. Riempire con il composto le verdure, metterle in padella e cuocerle coperte finché non diventano morbide e per la cucina si sparge un profumino delizioso. Toglierle dal fuoco e far raffreddare: a temperatura ambiente danno il loro meglio. Buon appetito!

martedì 22 settembre 2009

Square foot gardening 2: istruzioni operative.

Dopo il primo post introduttivo, torniamo a parlare del nostro metodo di orticoltura di stampo ammerecano.

Il metodo originale dell'orticoltura dei quadrati di 30 centimetri è basato su una cornice che deve contenere una precisa quantità di terreno, che è diviso da una griglia in sezioni. Per incoraggiare la varietà di raccolti nel tempo, ogni quadrato viene piantato con una differente qualità di pianta; il numero di piante per quadrato dipende dalla dimensione della pianta stessa.

Una pianta di pomodoro può occupare un intero quadrato, erbe come origano, basilico o menta anche, le fragole possono essere quattro piante per quadrato, i ravanelli e le carote sedici. Le piante più alte dovrebbero essere piantate a nord, per non fare ombra a quelle più basse, ed essere sostenute con canne o reti (zucchine, cetrioli e melanzane ad esempio).

Esempi di distribuzione delle piante

Una per quadrato: broccoli, basilico...

Quattro per quadrato: lattuga

Nove per quadrato: spinaci

Sedici per quadrato: ravanelli, carote, cipolle

Per le piante che crescono molto nel sottosuolo, quali le patate, il terreno va preparato in maniera differente (praticamente un cubo di 30 cm di spigolo).

Grande importanza è infatti data alla preparazione del terreno: dato che l'effettiva coltivazione avviene fuori dal suolo vero e proprio, il contenuto della "scatola" va preparato con cura, e con un'adeguata concimazione.

Si predilige il metodo detto del "double digging" (doppio scavo), che permette sia di "sciogliere" il terreno che di aggiungere concime allo stesso. E'un processo un po'lungo e che necessita olio di gomito, ma i risultati sono ottimi; va fatto da ottobre a dicembre, quando il terreno "riposa", ma non è gelato. Eventuali gelate successive permetteranno al concime di distribuirsi meglio nel terreno.

Procedimento

  1. Si divide il terreno da lavorare in sezioni rettangolari; dalla prima sezione si toglie un primo strato di terra (circa 10/15 centimetri) e si mette da parte.
  2. Si inizia a lavorare il secondo strato di terra della prima sezione finché non è ben sciolto; si aggiunge allo strato il concime, amalgamandolo bene con il forcone al terreno.
  3. Si toglie dalla seconda sezione il primo strato di terra e con questo si copre la prima sezione.
  4. Si continua fino alla fine del terreno da lavorare in questo modo, coprendo l'ultima sezione con il terreno della prima messo da parte.
Lo strato di concime può essere costituito anche da terriccio preparato e ricco in compost. Parleremo del compostaggio nel prossimo post!

Giardinaggio economo: square foot gardening.

Negli ultimi anni si sono molto diffusi gli "orti da casa"; complici la crisi economica e la fluttuazione dei prezzi ortofrutticoli (per un certo periodo la zucchina era diventata la protagonista di tutte le rilevazioni prezzi d'Italia), gli italiani hanno scoperto il fascino della piccola agricoltura da balcone, giardino o orto.

Molti di noi hanno inziato con i mezzi a disposizione (personalmente: balcone, vasi incolti, 6 piantine di pomodoro pagate in tutto 72 centesimi, tanta buona volontà). I primi mirabolanti risultati hanno convinto chi ha tempo e spazio ad investire (concimi, terriccio, box da compostaggio, attrezzatura); molti di noi hanno però un grosso ostacolo: poco terreno da coltivare e scarsa attitudine contadinesca (l'agricoltura è un mestiere, ed anche difficile).

Gironzolando per la rete, soprattutto nei siti ammerecani, ho trovato una tecnica di coltivazione adatta a noi contadini della domenica con poco spazio: Lo square foot gardening (possiamo tradurre più o meno come coltivazione a piede quadrato, o meglio come orticultura dei quadrati da 30 centimetri di lato). E' una tecnica in cui si piantano piccoli orti di agricoltura intensiva, teorizzata nel 1981 da Mel Barholoew in un suo libro e in una serie televisiva del Public Broadcasting Service americano.

Questa teoria combina i concetti di altri metodi di agricoltura biologica, tra cui un forte interesse nel compostaggio, piantine piantate molto vicine e agricoltura biointensiva; questi concetti vengono applicati a piccole superfici coltivabili. E'molto adatta a piccole superfici coltivabili con suolo poco fertile.La coltivazione avviente infatti sopra il suolo, in delle scatole senza fondo riempite di terriccio. La logica che porta ad usare piccole superfici è che queste sono facilmente adattabili, e il giardiniere può facilmente raggiungere tutta l'area, senza camminarci sopra o compattare il suolo.

In questo metodo, l'orto viene diviso in letti che possono essere facilmente raggiunti da qualsiasi parte. Individuata l'area adatta, si costruisce la "scatola" quadrata sopraelevata.Per le prime volte, si raccomanda di costruire un "letto" di 120 per 120 centimetri, da dividere 16 quadrati; i quadrati si devono poter raggiungere da tutti i lati, senza calpestare gli altri. I quadrati devono essere divisi da bastoncini, spago o, comunque, segnali visibili. In Italia non è ancora molto conosciuto, quindi dedicheremo un po'di post a questa interessante tecnica.

venerdì 18 settembre 2009

Vecchi o anziani????

Nei due precedenti post sulle pensioni ho introdotto i due tipi principali di pensione (in realtà ce ne sarebbe una terza che non si augura a nessuno e di cui parleremo a fine post): sono le pensioni di anzianità e vecchiaia. In cosa differiscono queste due simpatiche amiche?

Semplice, il diritto all'anzianità si ottiene in base al doppio requisito (anzianità contributiva + anzianità anagrafica), mentre per la vecchiaia è semplicemente necessaria l'età anagrafica.

Abbiamo anche accennato ai due concetti di diritto e calcolo: sono due amichetti legati al concetto di contributo. Alcuni contributi sono validi per il diritto ed il calcolo, altri solamente per uno dei due aspetti. Oggi parleremo del diritto alla pensione per i lavoratori, il prossimo post sarà probabilmente sul calcolo e sui contributi figurativi. Parlerò per grandi linee, se avete domande ponetele pure nei commenti.

La pensione di anzianità è quella che si ottiene quando si hanno un tot anni di contributi ed una certa età anagrafica. Non vi propongo i dati precisi perché variano a seconda di alcuni fattori (maree, congiunzioni astrali, cerchi nel grano...), ma vi consiglio, per le tabelle, di dare un occhiata qui. Se invece si hanno 40 anni di contributi, si può andare in pensione senza passare per il via, e partire direttamente per un viaggio a Las Vegas. I lavoratori privi della vista (ciechi, ciechi civili ed ipovedenti gravissimi) e le persone con un'invalidità civile superiore al 74% hanno diritto ad una maggiorazione contributiva, mentre i che hanno svolto lavori usuranti hanno diritto ad andare in pensione ad un'età anagrafica inferiore.

La pensione di vecchiaia è invece quella che si ottiene per il semplice motivo di aver compiuto una certa età (attualmente 65 per gli uomini e 60 per le donne). Qui si soffiano le candeline e si parte per Las Vegas.

Quella di cui non volevo parlarvi è la pensione di inabilità, per cui, avendo lavorato per almeno 5 anni di cui 3 nell'ultimo quinquennio, si è colpiti da una patologia tale per cui non si è più adatti a svolgere proficuo lavoro.

Il prossimo post sulle pensioni sarà sull'argomento diritto/calcolo, e riguarderà in particolar modo le mamme lavoratrici (ma anche i babbi!!!).

martedì 15 settembre 2009

Nobody puts Baby in a corner

La morte di Patrick Swayze ha aperto nel cuore di noi fanciulle in fiore degli anni ottanta un vuoto incolmabile. Ricordarsi l'uscita nei cinema di Dirty Dancing rivela un'età non più verde da parecchio tempo. La tristezza per la dipartita di Patrick, colpito mesi fa da una gravissima forma di cancro al pancreas, ne ha riportato in auge una battuta celeberrima: "Nobody puts Baby in a corner", dalle scene finali di Dirty Dancing, appunto. Tutte le ragazzine hanno sognato di sentirsela dire, un giorno o l'altro.
Ma... un momento. Che fine ha fatto "Baby"? Nel senso, avete più avuto notizie di Jennifer Grey, Frances "Baby" Houseman nel film? Chi ha messo Baby in un angolo?

Bhé, cari lettori, ci si è messa da sola. Non per storie strane di dipendenze o chissà cosa. Ci si è messa per essersi rifatta il naso! Jennifer Grey era un'attrice molto promettente nella fine degli anni ottanta; figlia di Joel Grey, premio Oscar per Cabaret (era il maestro di cerimonie del Kit Kat club), aveva preso parte ad alcuni film che furono trampolini di lancio per parecchi attori (con Swayze ad esempio aveva già recitato in "Alba rossa").
Afflitta da un naso "importante", dopo "Dirty Dancing" si era sottoposta ad un intervento di rinoplastica che le ha totalmente cambiato il viso, tanto da non essere più riconosciuta dal pubblico. Ha continuato a lavorare in televisione e al cinema, senza però diventare la stella di prima grandezza che avrebbe potuto essere.

Ah, aveva ragione la Streisand!

lunedì 14 settembre 2009

Aggiornamento....

Vinta quinta carta prepagata da 500 euro con i gelati. Devo preoccuparmi?

domenica 13 settembre 2009

Retributivo o contributivo?

Chi sono costoro? Questi due Carneade sono i due metodi con cui vengono liquidate le pensioni. Sono stati oggetto della cosiddetta "Riforma Dini", quella che ha picchettato un sistema pensionistico diretto allegramente verso il baratro per come era stato creato. Le pensioni, infatti, rientrano nella cosiddetta "previdenza", cioè quei servizi erogati al cittadino e basati sui contributi versati. Un'altra serie di servizi è quella basata sull'"assistenza", cioè non legati solamente alla contribuzione, ma anche ad una situazione di riduzione della capacità lavorativa.
Gli enti previdenziali hanno infatti anche due bilanci, uno per la previdenza (fondato sui contributi in entrata e le prestazioni previdenziali in uscita) e uno per l'assistenza, in cui lo Stato chiede all'ente pensionistico di "anticipare" i soldi, promettendo solennemente che li restituirà.
Ora capite la storia del "buco" degli enti previdenziali? E'dato dall'assistenza, cioè dai crediti dell'ente verso lo Stato. La previdenza, soprattutto dei lavoratori del privato, gode di buona, se non ottima, salute. Preché la previdenza sta così bene? Ritorniamo al signor Dini ed alla sua riforma.
Prima del 1995 le pensioni si basavano sul metodo retributivo, cioè su un calcolo basato sulla retribuzione nell'ultimo quinquennio lavorativo; di solito, alla fine della carriera lavorativa si guadagna di più rispetto all'inizio. Molte promozioni erano poi finalizzate ad avere uno stipendio più alto nell'ultimo periodo (nello Stato era la norma) ed avere una pensione più ricca. Capite bene che questo sistema non poteva andare, dato che, anche per l'età bassa in cui si poteva andare in pensione, il bilancio previdenziale si era trovato in squilibrio. Siamo allora, gradualmente, passati al metodo contributivo: la pensione viene calcolata sui contributi versati durante tutta la vita lavorativa, rivalutati secondo alcuni parametri. Ad occhio e croce, ogni anno lavorato corrisponde ad un 2% della nostra futura pensione. Il metodo ha due vantaggi: un calcolo molto più equilibrato ed un incentivo a non fare "i furbi" versando il minimo indispensabile per poi, improvvisamente, avere uno stipendio ricchissimo per soli 5 anni, stranamente gli ultimi lavorati.

I contributi versati possono essere reali o figurativi. I contributi figurativi coprono a date condizioni periodi in cui non si è lavorato (militare, disoccupazione, gravidanza...) e possono essere validi per il diritto e/o il calcolo.

Spero che i signori Retributivo e Contributivo vi siano ora più chiari. Parleremo poi dei vari tipi di pensione: principalmente, vecchiaia ed anzianità, approfondendo anche i concetti di diritto e calcolo.

venerdì 11 settembre 2009

Tre uomini, un presentatore radio e una cavalcata....

... ovvero leggende metropolitane e storielle buffe di cinema, radio e televisione. La recente scomparsa di Mike ha riportato in auge le sue gaffes, e, soprattutto, la frase attribuitagli "Ahi ahi ahi, signora Longari, lei mi è caduta sull'uccello". La frase è un falso, ma la discussione nata sul blog di Paolo Attivissimo mi ha convinto a parlare un po'di queste leggende metropolitane del mondo dello spettacolo.

Non andrò su quelle stranote (il bambino fantasma di "Tre uomini e una gamba", ad esempio), ma alcune carine da sapere perché rimbalzate attraverso i Simpson dall'America, o leggende nostrane.


Avete presente Corrado? Ai suoi esordi fece una delle gaffes più celebri della storia della radio italiana, presentando la "Valcacata delle Valchirie" di Wagner.


Groucho Marx invece fu ingiustamente accusato di aver fatto una battuta perlomeno risqué ad un'ospite del suo show "You bet your life". Secondo la storiella, la signora affermò con orgoglio di essere madre di 10 figli perché amava molto suo marito. Il buon Groucho avrebbe allora affermato "Anche io amo molto il mio sigaro, ma non lo tengo sempre in bocca".

Negli USA fino agli anni '50 gli show radiofonici per bambini erano popolarissimi. Uno dei più famosi presentatori, Uncle Don, fu accusato per anni di aver chiamato, credendosi fuori onda, i suoi ascoltatori "piccoli bastardi". Classica leggenda, ma talmente popolare da essere ripresa nell'episodio "Krusty viene Kancellato" dei Simpson.

E chi ha la mia età non potrà mai scordare che a "Piccoli fans" è legata la leggenda del bambino che fa scoprire in diretta tv il tradimento della madre, amante del fratello del padre. Sono forse arrivata anche a capire come possa essere nata: da una scenetta del trio Marchesini/Solenghi/Lopez, che inscenava tale avvenimento. Per chiarire tutti i dubbi, "Piccoli fans" era registrata.

L'ultima è praticamente inedita, poiché risale alla mia infanzia ed al luogo dove si svolgono le mie quotidiane avventure. Un giorno, nella piazza del paese, arriva una grossa troupe cinematografica. Inizano a costruire un'enorme fontana, della grandezza di una piscina, al centro della piazza. Si iniziano a spargere le voci, tra cui spiccava quella che fossero stati visti in giro Bud Spencer e Terence Hill. La costruzione dura una settimana e la scena viene girata in pompa magna: un'automobile viene lanciata nella vasca piena d'acqua, ma di Bud e Terence nemmeno l'ombra. Si pensò a delle controfigure, e tutti stiamo ancora aspettando la scena in qualche film. La maggior parte dei miei coetanei ancora è convinta che la scena sia stata tagliata nel montaggio, e spergiurano ancora oggi di aver visto i due eroi in giro per il paese. Io l'ho scoperto una decina di anni dopo: non furono Bud e Terence, ma un certo Chevy Chase a fare il bagno in quella vasca....La scena è in un suo film, ma l'attore non ha mai goduto di soverchia popolarità in Italia e quindi passò inosservato.

giovedì 10 settembre 2009

Post serio, parliamo del futuro: come funziona una pensione?

Leggendo qua e là per il web, mi sono accorta che la maggior parte delle persone non ha la più pallida idea di come funzionerà il futuro, cioè di come e perché avremo una pensione. Ora chiariamo subito il punto uno: se abbiamo versato abbastanza contributi, nessuno ci potrà mai negare una pensione. Non credete alle Cassandre, i soldi per le nostre pensioni ci sono (soprattutto se lavoriamo nel privato, vi spiegherò poi il perché).

Il problema è: quanti sono "abbastanza" contributi? E, soprattutto, cosa sono i contributi?

Allora faremo una bella serie di post dal titolo: pensioni for dummies, io per prima.

Diciamo che la pensione è un po'come un salvadanaio: se abbiamo una busta paga regolare (ehmm...), una parte dello stipendio (i contributi, appunto) viene accantonata dal datore di lavoro (o da noi stessi, se siamo lavoratori autonomi) ed affidata alla "banca dei salvadanai", cioè all'ente pensionistico. Quando avremo raggiunto il diritto (possiamo raggiungerlo fondamentalmente in 3 modi, ed il terzo non si augura nemmeno al peggior nemico), ogni mese l'ente pensionistico ci erogherà un TOT, cioè la nostra pensione.

Il nostro scopo è: capire quanto sarà quel "tot" e quando potremo metterci le mani sopra. Pronti? Se avete domande, potete anche iniziare a farle, in modo tale che io possa studiare l'ordine dei post sull'argomento.

mercoledì 9 settembre 2009

Spesa furba, professional edition

Questo è un post per tipi dallo stomaco forte, persone use alle fatiche mentali inimmaginabili per i comuni umani, callidi come Ulisse (Ulisse era callido?), soavi come ballerini del Kirov (questo non c'entra nulla, ma mi piaceva).
Siamo al post sulla spesa furba modello americano, e, come disse qualcuno, Saigon era Disneyland in confronto.
Allora, gli ammerecani sono organizzatissimi; abbiamo detto che partono dallo studio dei leaflet informativi dei supermercati per stabilire la loro spesa. Una delle fondamentali differenze che c'è tra il mercato USA e quello nostrano è che lì gli sconti sono veri, e spesso rafforzati dai coupon (i buoni spesa). In Italia il buono sconto è molto meno diffuso, a meno che non siamo iscritti a newsletter o ai programmi fedeltà dei supermercati.
Ma in Enotria (non posso scrivere Italia ogni due righe) abbiamo un altro buono, altrettanto prezioso: il buono pasto, il miglior amico dell'impiegato. Se riusciamo a risparmiarli NON spendendoli per pranzo (VERO che non li spendete perché vi portate il pranzo da casa?), possono essere usati per la spesa. Il contro è che raramente i discount li accettano, e i supermercati convenzionati sono tra le catene più care. Allora buoni sconto, carte fedeltà, buoni pasto. Cosa altro può guidare la nostra spesa? I concorsi a premio, ovvio. Se nei prodotti che usiamo ce n'è qualcuno che ha un concorso a premi in corso, facciamolo! Al massimo, ci perdiamo i soldi dell'SMS, della telefonata o del francobollo, ma, se si partecipa, prima o poi si "spizzica" bene. E gli sforzi finiranno nel barattolo dei risparmi.

Esempio pratico:

Una nota bibita gasata sta promuovendo un concorso legato all'acquisto in cui si vincono buoni premio per ricomprare la stessa bibita (ogni premio è di 50 euro, suddivisi in blocchi da 10 buoni da 5 euro).
Comperate confezioni con i buoni pasto, approfittando di un ulteriore sconto offerto dalla carta fedeltà. Vinti in totale 5 blocchetti, di cui alcuni già arrivati. Presa con il buono sconto/spesa altra confezione di bibita, vinto altri blocchetti.

Gli americani fanno così. L'esempio pratico è preso dalla mia esperienza. Lo so che è cervellotico, ma mi sono divertita un sacco (se ve lo state chiedendo, un po'di buoni finiranno su ebay, un po'saranno utilizzati in proprio, un po'per comperare bibita omaggio ad amici e parenti).

Gli altri 2000 euro di cui parlavo sono stati vinti ad un concorso di una nota marca di gelati, ma qui urge un altro post, perché ci ho passato ore a studiarne il regolamento.

martedì 8 settembre 2009

Elogio del barattolo di vetro

Sì, avete letto bene. Io adoro i barattoli di vetro. Tenetene sempre qualcuno disetichettato, che chiuda bene e pulitelo prima di usarlo (acqua calda e sapone per piatti).
Grazie ad un vecchio barattolo da marmellate casalinghe (la marca con nome e cognome) ieri mi sono preparata un bel budino al gianduja che ho gustato oggi, e per domani abbiamo insalata di carne in scatola e fiocchi di latte (sì, sto smaltendo gli avanzi del post vacanze).
Quelli della crema di nocciole non reggono bene, quelli delle marmellate sì, a patto che non abbiate massacrato il tappo a vite per aprirli.

Che cosa volere di più dalla vita?

lunedì 7 settembre 2009

Il traumatico rientro

Cose che hanno reso meno traumatico il mio rientro al lavoro

Posto a sedere in metropolitana, all'andata e al ritrono
Piante da ufficio in piena salute
Pianta da ufficio data per morta con 5 nuove foglie
La signora della tabaccheria che mi saluta
La signora del bar che mi saluta
Lo stand Ferrero alla stazione che ti fa assaggiare il Grand Soleil al cioccolato
I budini che dovevo comperare in offerta al supermercato
Un altro blocchetto di buoni vinto con la Coca Cola

In fondo ci possiamo stare!

giovedì 3 settembre 2009

Spesa furba 3: professionisti della spesa

In realtà, sareste tutti già pronti per affrontare una spesa furba con criterio, ma vi ho voluto ammorbare con questo terzo post che è la versione "professional" dell'argomento, cioè: se la nostra casa è un'azienda, produciamo ulteriore valore al momento di scegliere i nostri acquisti.

No, non chiamate la neuro, ora vi spiego.

Molti di noi, ad esempio, hanno il benefit dei buoni pasto, ed alcuni supermercati generosamente li accettano (con alcune limitazioni, ad esempio solo gli alimentari o metà dell'importo). Bene, se c'è un supermercato che vi sta comodo e accetta i buoni sfruttatelo senza pietà; di solito sono dei franchising di fascia medio/alta (leggi: supermercato caro), ma i prodotti a marchio sono spesso di ottima qualità e farina, zucchero, olio, possono essere comperati senza problemi. Se il punto vendita accetta i buoni anche per i prodotti per la detergenza, allora siamo a cavallo!!! In questo modo il nostro barattolo dei risparmi si godrà il doppio introito del risparmio da pranzo da casa e del risparmio da spesa furba.
Studiate sempre il percorso per andare al supermercato, trovate quelli più convenienti per voi (più vicini, che accettano i buoni, che hanno ampio parcheggio, che fanno orario continuato).

A che ora fare la spesa? O all'apertura, o alla chiusura, evitate il casino di mezza mattina o dell'orario di chiusura uffici. Gli scaffali sono meglio riforniti e si gira con più calma. Non fregate, e rispettate la lista della spesa: i supermercati hanno gli scaffali posti in maniera strategica per farvi spendere di più (product placement) ed i posti più ambiti sono le gondole vicino alle casse: evitatele come la peste. Guardate sempre il peso al chilo o al litro e le date di scadenza. Se hanno lo scaffale delle offerte, buttateci un occhio: una confezione di detersivo con l'etichetta rovinata contiene un prodotto che lava come tutti gli altri.

Tessere punti: segnatevi alle allerte via e mail del supermercato, a volte ci sono ulteriori sconti in giorni prestabiliti e se possedete la tessera (ad esempio, uno sconto del 10% se si spende più di un tot). Fateci caso, potrebbe aiutarvi a rimpinguare il barattolo dei risparmi (noi facciamo così, tot risparmiato, tot nel barattolo).

Ora mi vergogno un po', ma chiudo l'argomento con un fatto accadutomi dalla primavera scorsa. Se vi dicessi che l'economa da maggio ha vinto circa 2500 euro in concorsi a premio, ci credereste? Bhè, preparatevi al prossimo post!

mercoledì 2 settembre 2009

Spesa furba 2 la vendetta: istruzioni operative.

Siamo quasi pronti per andare a fare la spesa; avete tenuto tutti i volantini che vi sono arrivati? Avete fatto la lista della spesa? Sapete le marche di riferimento? Avete valutato lo spazio in casa che avete a disposizione per le scorte (eh sì, nei microappartamenti odierni lo spazio è prezioso quanto i soldi...)? Avete idea dei prodotti che giacciono negli armadi e non saranno MAI usati?

E'ora il momento di metterci a tavolino (ci speravate di uscire, eh?) e fare un piano comparativo di spesa furba. Premetto subito una cosa: i blog americani consigliano di prendere il volantino delle offerte e creare un menù settimanale o bisettimanale in base ai prodotti in offerta (se c'è il tonno, pasta col tonno ogni 5 giorni, se c'è la carne macinata, polpette, eccetera...). Secondo loro bisognerebbe pianificare un menù di massima mensile su cui calcare la spesa ed organizzare le scorte in freezer (cucinare le lasagne una volta sola, ma in grandi quantità e stivando tante porzioni in formato buono per un pasto).

Sono consigli utili ed efficienti, ma abbastanza "spinti" a livello organizzativo. Teniamoli però per buoni perché possono essere buoni.


Prendiamo i vari volantini delle offerte e cerchiamo se ci sono promozioni relative ai prodotti che ci servono e che sono delle "nostre" marche preferite. Segniamoci le date in cui le promozioni sono attive (se sono offertone sottocosto è meglio andare nei primi giorni, i prodotti vanno quasi subito in esaurimento). Un'accortezza: verificare il prezzo al litro o al chilo, a volte le confezioni hanno formati "strani" (220 ml invece di 250 ml, ad esempio); solo così possiamo verificare l'effettiva convenienza rispetto al prezzo standard.
Stilare la lista della spesa seguendo anche il parametro "lontananza" del supermercato (meglio spendere 10 centesimi in più andando a piedi che prendere la macchina). Se avete più punti vendita vicini, potete dirottare la spesa su più fronti: se in un supermercato c'è l'offertona dell'olio extra vergine di oliva e in un altro del detersivo, prodotti non deperibili entrambi, potete tranquillamente fare le scorte di entrambi.


Qui parte il confronto con gli "ammerecani"; complici le confezioni formato maxi ed l'abitudine ai cibi precotti o preconfezionati, dei fuori classe fanno spesa una volta al mese, risparmiando sulla benzina.

Bhè, saranno bravi, ma a me la frutta piace fresca, quindi bene la maxispesa una volta al mese, ma almeno una volta alla settimana armiamoci di vegetali VIVI.
Organizzata la lista, giurate solennemente che vi atterrete strettamente ad essa.

Prossimo post: andare al supermercato, i buoni pasto ed i concorsi a premio.....

E finalmente parliamo di spesa furba.

Ci ho girato intorno per mesi, a questo post. Ci ho girato intorno perché è la croce e delizia di qualsiasi trenta/quarantenne emancipato/a.
Fare la spesa: mercatino o ipermercato, quanto è bello girare e comperare il cibo e ciò che ci serve per casa... Ma quanto costa!!! Dato che il mio scopo è gestire la casa come un'azienda (e parleremo approfonditamente di questi concetti) ho fatto un giro su internet per vedere un po'come ottimizzare i nostri acquisti.
Vi ho parlato sia del libro di Kath Kelly che dei blog americani che leggo: bhé, gli anglosassoni sono un po'troppo pragmatici per i miei gusti. Va anche detto che il concetto di mercatino e di piccola distribuzione per loro è un po'"strano" e che i loro prodotti "primo prezzo" sono molto più convenienti dei nostri.
Ho quindi trasportato in Italia i loro consigli, tarandoli ad una cittadina di medie dimensioni accanto ad una città grande, e studiando tutte le variabili.

Iniziamo dal comincio (lo so, non esiste in italiano, ma è tanto liberatorio). Cosa abbiamo in casa?

Da buona appassionata di archiviazione, per prima cosa vi consiglio di fare un'analisi delle scorte, e vedere che cosa manca e che cosa c'è in dispensa. Come regolarsi? Di solito vale la regola dell'uso medio di un prodotto: detersivi e detergenti, uno in uso e uno di riserva (carta igienica un pacco in uso e due di riserva), a meno che offerte specialissime non vi convincano a fare scorte più significative (di prodotti che usate di solito, vedi oltre). Per gli alimentari, tenete scorte dei prodotti che non vanno a male (pasta, farina, zucchero, olio...) e che usate di più. Finite le confezioni aperte prima di far di nuovo la spesa: usate le spezzature di pasta per le minestre (mai assaggiato il minestrone o la pasta e fagioli con i ritagli di pasta?).

Ora è il momento di fare il quadro della situazione: quali prodotti usiamo veramente e con frequenza? Sono quelli su cui ci dobbiamo concentrare. Un consiglio è quello di avere una o due marche di riferimento (o di rivolgersi ai discount) e conoscere i prodotti a marchio dei supermercati di quel prodotto. Di tutti questi dobbiamo sapere il prezzo medio o di massima dei vari punti vendita. Se vogliamo provare un nuovo prodotto, comperiamone una confezione di test: in questo modo al massimo dovremo smaltire solo quella.

Quello che vi dirò ora potrà stupirvi: avete presente le offerte dei supermercati che ci ritroviamo nella cassetta della posta e che gettiamo, nervosi, non appena arriviamo a casa? Bene, smettiamo di gettarle. Ci saranno molto utili... nel prossimo post.

martedì 1 settembre 2009

Chilometri zero e spesa furba

Dopo aver parlato dei mercatini dei contadini, dobbiamo affrontare l'argomento "spesa a chilometri zero". Anche qui abbiamo pro e contro.
L'articolo linkato evidenzia le contraddizioni del "chilometro zero", a cui però possiamo ovviare con i consigli validi anche per i mercatini dei contadini.

Come comportarci? Ovviamente, possiamo seguire uno dei consigli dati dall'autore dell'articolo: facciamo una spesa meditata e che preveda il minor numero di spostamenti per il consumatore. Prepariamo una lista attenta di cosa e dove comperare. Se conosciamo il contadino o i contadini, facciamoci preparare un cassone di verdure miste da ritirare una volta alla settimana. Non affidiamoci troppo alla consegna porta a porta, ma magari costruiamo un micro gruppo di acquisto.

Avete capito che è quasi pronta la serie di post sulla spesa furba?