Negli anni sessanta e settanta i cinema italiani ospitarono spesso i cosiddetti "Film a episodi", in cui tre o più micro film venivano collegati da un filo conduttore, a volte assai flebile.
Alcuni di questi episodi ebbero uno strano destino, cioè quello di risplendere di luce propria. Accadde così per il terzo ed ultimo episodio di un film del 1965 "I complessi", in cui il primo e secondo ("Una giornata decisiva" di Dino Risi con Nino Manfredi e "Il complesso della schiava nubiana" di Franco Rossi con Ugo Tognazzi) seppur godibili non vengono quasi mai ricordati.
Il terzo invece è entrato, da subito, prepotentemente, tra le pietre miliari della Commedia all'Italiana, con un personaggio che è diventato un idolo per parecchi "secchioni": Guglielmo Bertoni o, per tutti "Guglielmo il dentone".
Un ruolo strano per Alberto Sordi (che con Luigi Filippo D'Amico aveva lavorato in "Bravissimo"): non è il solito Sordi piccino, meschino e crudele di tante commedie. Qui Sordi è un aspirante al ruolo di annunciatore del telegiornale che sarebbe addirittura odioso per la sua competenza, se non confessasse di aver accudito la madre malata e di aver dovuto quindi rinunciare a molte ambizioni. Ha anche un difetto che lo rende umano (la sua guida è a dir poco sportiva) e un'incredibile ed evidentissima dentatura che dovrebbe stroncarne qualsiasi velleità televisiva.
Il concorso a cui Guglielmo partecipa ha già un vincitore annunciato: Francesco Martello, bello e fidanzato di Gaia Germani, allora popolare attrice (e co protagonista del film, come altri famosi volti televisivi dell'epoca), un Franco Fabrizi in uno dei suo tanti, troppi ruoli da sbruffone. La commissione ovviamente fa di tutto per favorire Martello e fermare la corsa di Bertoni. Quando iniziano le prove viene sottovalutato, passando incredibilmente il test video (con un'incredibile serie di scioglilingua), stupendo tutti con lo scritto (con citazioni anche in fiammingo) e scansando un'immotivata esclusione per motivi burocratici (ritardo nella consegna della raccomandata). Qui la commissione inizia ad essere influenzata dai complessi del titolo del film: nessuno vuole chiaramente dire a Guglielmo che non è telegenico, ma tutti vogliono escluderlo, sperando nell'ultima prova.
Ma è l'orale che crea il mito: riesce a dimostrare che il testo su cui sono state scelte le domande non è aggiornato e che quindi i suoi predecessori hanno fornito per gioco forza una risposta sbagliata. Quando nei televisori di tutta Italia appare l'inconfondibile fisionomia del Dentone, gli spettatori sono prima perplessi, poi affascinati ed attratti dalla competenza, dal garbo e dalla bravura dell'outsider.
Perché sono così affascinata da Guglielmo il Dentone? Perché, in fondo, siamo in tante/i ad essere come lui e vorremmo un mondo in cui il candidato più bravo vince. Con questo episodio partecipo ai Lunedì film di Iome.
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7 anni fa
Hai ragionissima. Guglielmo il Dentone siamo tutti noi che non ci arrendiamo. E questo è tutto tranne che un film secondario, peraltro
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