domenica 20 febbraio 2011

Considerazioni sul microrisparmio

Il precedente post sul microrisparmio ha messo bene in luce due punti di vista su questa teoria:

Mattia ha commentato

Il problema è che il risparmio non è lineare.
Se fai le cose più seriamente puoi investire su beni duraturi che ti danno una rendita (un box o un monolocale da affittare) lasciandoti il capitale.
Cosa che non puoi fare, in scala, con 120 euri all'anno.


Giustissimo: i piani di microrisparmio però sono differenti da quelli previsti nel nostro budget basato sullo stipendio (vero che ce l'avete anche voi?) e che permettono investimenti più sostanziosi (però sul discorso box non sono tanto d'accordo, qui fino ad un paio di anni fa si affittavano e vendevano come il pane, oggi invece i cartelli "Affittasi box" si sprecano).
Il microrisparmio è un "di più", che serve a costruire un fondo d'emergenza partendo dal nulla e con piccoli versamenti quasi quotidiani.

La Prof ha infatti affermato che:

Mmm... Invece, guarda, a me andrebbe bene anche un risparmio come quello di cui parli. Sarebbe già qualcosa.


(io sono iscritta a due o tre siti di sondaggi, ma, l'ho già detto, prima di riuscire a fare abbastanza punti per ottenre qualcosa, vedo che dovrà passare moltissimo tempo -molto più di un mese- e vedo che devo investirci una marea di tempo!)


Mattia ha ribattuto:

Curiosità, quanto paga all'ora fare sondaggi?


Qui il discorso si fa un po' più complesso; diciamo che con i sondaggi si guadagna poco, diciamo tra i tre ed i sei euro l'ora (dai miei calcoli), ma è un'attività che si può fare tranquillamente la sera, tra una pubblicità e l'altra di un programma televisivo, o in quel lasso di tempo muffo che ogni tanto ci troviamo (i famosi 10 minuti laschi...).
Però fare i sondaggi è solamente una delle attività che possono contribuire a creare il piccolo fondo d'emergenza di cui sopra.
Nel prossimo post parleremo di qualche altro trucchetto per rimpinguare il fondo, e di come risparmiando somme un pochino più congrue il nostro amico interesse composto farà ancora di più il suo dovere.


10 commenti:

  1. Boh, delle volte mi chiedo se vale la pena.
    Cioè, io ho un concetto del risparmio diverso. Evito le spese inutili, uso la bici al posto del treno, faccio da solo quello che posso fare...
    Per il resto non sto lì a guardare il singolo euro.
    Perché è vero che se ti porti una bibita da casa anziché comprarla alla macchinetta risparmi, che ne so, 50 centesimi. Che alla fine del mese fanno 10 euro, e alla fine dell'anno 120 euro, che sembrano tanti.
    Ma in un mese non spreco 10 euro per qualcosa di evitabile? Ecco, io cerco di evitare quella spesa di 10 euro e poi mi rilasso sui 50 centesimi della bibita.
    Così non mi faccio nemmeno troppe storie mentali (già ho la mente complicata...).
    Poi vabbe', va anche detto che non ho problema di farmi un "fondo per le emergenze". Quello che ho è sul cc, se ho emergenze attingo lì, perché dovrei fare un fondo di liquidi?
    Secondo me è più che altro un aiuto psicologico per le persone che fanno fatica a risparmiare.

    Altra questione:
    budget basato sullo stipendio (vero che ce l'avete anche voi?)

    No, non faccio un budget sullo stipendio. Il mio budget è "spendere per le cose utili, di cui non posso fare a meno". Regola semplice da seguire, che ti consente di stare sempre sotto il tuo stipendio (perché se hai uno stipendio che non ti consente di coprire le spese indispensabili allora c'è qualche problema).

    Tanto che con questa regola facile sono sembre andato via liscio. Tanto che ora uso il 40% circa delle mie entrate (è anche vero che non devo mantenere una famiglia...)

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  2. Eh, sì, il problema sta lì.
    Io non faccio (ahimè) budget sul mio stipendio. E di stipendi in casa ne entrano due, ma negli ultimi tempi, udite udite, a metà del mese cominciamo a strabuzzare gli occhi e a cercare il modo di fare la spesa. A metà del mese!
    E' vero che questo mese mi toccherà pagare 500 euro di riscaldamento, e a fine gennaio ci sono stati 250 euro (imprevisti) di occhiali per la figliola, ma io uso il 110% delle mie entrate e, sì, c'è qualche problema...

    (e, per essere chiara: niente cinema, niente vacanze, niente pizzeria, niente dentista, eccetera)

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  3. @mattia:
    Bravissimo. Però nei paesi poveri come l'Italia bisogna arrangiarsi facendo sondaggi e trovando gli euro per strada (cosa che per esempio a Bill Gates non conviene) :-)

    @La prof:
    ma io uso il 110% delle mie entrate e, sì, c'è qualche problema...

    (e, per essere chiara: niente cinema, niente vacanze, niente pizzeria, niente dentista, eccetera)


    Da qualche parte il 110% delle tue entrate dovrà pur andare.
    Affitto/mutuo? Alimentari? Estetista? Auto?

    Non voglio sapere la risposta, ma è importante che tu la sappia: fai un conto di tutto (ma proprio tutto) quello che spendi in un mese, meglio in un anno, dividendolo in categorie.
    Dopo aver fatto il conto chiediti se sono quelle le priorità della vita. Su quelle che non lo sono, tira le mazzate.

    P.S.: Anche vivere in Italia potrebbe essere, ma anche non essere, tra le priorità della vita. È in ogni caso una priorità molto costosa.

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  4. @Turz
    Però nei paesi poveri come l'Italia

    Ma guarda che facevo così anche in Rep. Ceca.
    Certo, non mettevo via il 60% delle entrate, ma pur sempre mettevo via un 35%-40%.
    Il problema dell'italia (o meglio, di città come Milano) è che hanno i prezzi giapponesi ma la paga ceca.
    :D

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  5. Il problema dell'italia (o meglio, di città come Milano) è che hanno i prezzi giapponesi ma la paga ceca.
    :D


    Meglio la Germania che ha i prezzi cechi e la paga giapponese.

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  6. Dici che mezzo litro di birra (buona) in un'osteria costa 1 euro in Germania?

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  7. Ora non esageriamo. La birra preferita dai miei colleghi birrologi viene 2,20.

    Comunque se vogliamo dati oggettivi (non sulla birra, ma sul costo della vita in generale) c'è questa classifica dove Praga e Francoforte se la giocano sul filo di lana (e se guardi nella Wayback Machine nel 2008 Milano batteva Osaka).

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  8. Sono sempre un po' scettico su queste classifiche. Così come su quelle dove ti dicono la qualità della vita nelle città.
    Perché tutto dipende da quello che fa il singolo.
    Tipo: a Praga la cultura costa pochissimo, ci sono tanti locali dove ascolti musicisti coi controcazzi per due lire.
    Vai all'opera con meno di 8 euro...
    Ma ovviamente se a uno non interessano queste cose, sul suo portafogli non influisce niente

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  9. L'Economa ci perdoni se stiamo monopolizzando, anzi duopolizzando, i commenti.

    Lo scopo delle classifiche è questo:
    "To ensure their expatriates are compensated appropriately and an adequate hardship allowance is included in their benefits package, companies seek a clear picture of the quality of living in these cities."

    Quindi stiamo parlando dello stile di vita medio degli "expatriates", tipicamente quelli che vengono mandati da un'azienda in un'altra sede.

    È gente che all'opera ci va. Poi è abbastanza evidente che l'opera rappresenta l'1% delle spese mensili. L'affitto magari il 20%.
    Poi in generale affitto + opera + mangiare fuori + palestra vanno di pari passo nei prezzi, perché alla base c'è sempre l'utilizzo di uno spazio.

    Comunque ognuno poi valuta se il proprio stile di vita è simile a quello di un expat o è totalmente diverso.

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  10. Non vi preoccupate, queste discussioni mi fanno piacere!

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