sabato 25 luglio 2015

Economics for dummies: corollario

La mia amichetta di blog Iome, che sull'argomento è molto più ferrata della sottoscritta, ha pubblicato qualche giorno fa un bellissimo (come al solito) post sulla bozza di accordo greca.

L'ultima, magistrale, parte parla dei problemi del sistema pensionistico greco, e su come politiche scellerate in tal senso portino a gravissimi problemi di squilibrio nei conti pubblici. Volevo aggiungere qualche postilla, perché l'argomento, anche in Italia, dovrebbe essere seguito dalla maggioranza della popolazione (la 'ggente) con più consapevolezza.

Qualche mese fa l'Inps ha annunciato un nuovo applicativo, molto interessante: La mia pensione. E'un simulatore che permette ai cittadini di misurare, spannometricamente e con parametri fin troppo favorevoli, quale sarà il proprio trattamento al momento di ritirarsi dal lavoro.

Per avere i risultati di questa operazione, per il momento dedicata solamente agli iscritti alla gestione privata, bisognerà aspettare qualche mese, ma l'intento è interessante e lodevole. Far capire alle persone che andranno in pensione con il sistema contributivo, o il misto, come funzionerà il calcolo andrebbe tatuato in cinque lingue compreso l'etrusco nei cervelli dei lavoratori.

IoMe ha ben descritto le pensioni greche e come, a differenza delle italiane, siano state riformate in maniera blanda o nulla; quello che voglio aggiungere io è come l'abitudine a pensioni concesse grazie a norme sin troppo favorevoli abbia creato una mentalità, ancora ben radicata, diffusissima anche da noi. Una mentalità dannosissima, soprattutto per i giovani.

IoMe lo ha ben detto: tantissimi italiani prendono circa 500 euro al mese, la cosiddetta minima, ma quali sono i fenomeni che hanno portato a questo? 

Chi è il pensionato con la "minima"?

Ci sono varie tipologie: che ne dite dell'artigiano che prima dell'obbligo del minimale contributivo ha versato cifre irrisorie per pochissimi anni? Dei dipendenti statali che allo scattare dei 19 anni, 6 mesi e 1 giorno (o 14 anni, 6 mesi e 1 giorno se donne con prole) hanno fatto un bel "CIAONE" e se ne sono andati a casetta? Delle donne che grazie al supporto dei Consorsi Agrari e al possesso di un fazzoletto di terra o bosco sono andate in pensione dopo aver versato DUE anni di contributi? Persone che hanno ottenuto un'invalidità civile o pensionistica grazie ad una legislazione e a dei parametri molto, molto, molto all'acqua di rose? Volete che continui? Posso farlo, uh se posso.

Grazie a questi fenomeni, nell'opinione comune si è creato un mito: tutti hanno diritto ad una pensione, anche la sociale, di almeno 500 euro al raggiungimento dell'età prevista dalle leggi. Col piffero. La pensione te la danno se ne hai i requisiti, previdenziali (contributi versati) o assistenziali (situazione socio economica).

Partiamo dalla pensione sociale, o assegno sociale per essere corretti: i requisiti reddituali (e, da qualche tempo, patrimoniali), sono molto stretti e per ottenere questa prestazione assistenziale (cioè slegata da qualsiasi tipo di versamento contributivo) bisogna di mostrare di essere praticamente alla canna del gas. Se parlate con un vostro parente over sessanta, affermerà con letizia che Tizio, Caio e Sempronio hanno "la sociale". Bhé, nove su dieci hanno un'integrata al minimo ottenuta con le leggi di cui sopra e oggi non avrebbero i requisiti né per l'una né per l'altra. 

Ah, l'integrata al minimo. Scordavo. L'integrazione al minimo non esiste nel sistema contributivo puro. Usando lo spannometro, un artigiano che versa il minimale contributivo per i canonici quaranta e rotti anni potrebbe andare in pensione con una cifra dai 400 ai 600 euro. Se la coniuge non lavora e l'artigiano pensionato viene a mancare, la reversibilità va calcolata, secca, su quella cifra. 

Oggi mi fermo qui, in attesa di vostri eventuali commenti. La prossima volta parleremo di un altro vizio italico (ma anche greco e spagnolo) che ha già oggi grosse conseguenze e ne avrà in futuro.


3 commenti:

  1. a questo punto speriamo di morir giovani

    RispondiElimina
  2. Applausi. Sono anni anch'io che combatto contro questa mentalità. Tutto inutile.
    Troverai sempre qualcuno che tirerà in ballo "i poveri pensionati al minimo".
    Poveri come il mio ex datore di lavoro, il quale dopo aver versato quattro soldi in gestione artigiani, si trova a percepire credo 400 euro al mese, appena sufficienti a riempire il serbatoio del SUV. Intanto riesce a "sopravvivere" non chiedendo l'elemosina davanti al supermercato, ma con gli affitti dei numerosi appartamenti acquistati in Sardegna (Costa Smeralda, San Teodoro, ecc) coi soldi risparmiati evadendo l'IVA, le tasse ed i contributi. Compresi i miei.

    RispondiElimina